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Da Kanesh a Trump, la lunga storia dei dazi

L’attuale guerra commerciale, scatenata dall’amministrazione Trump, ha riportato i dazi al centro dell’attenzione globale, spingendoci a esplorare le loro origini storiche e a valutare le conseguenze che hanno avuto nel tempo. I dazi, tasse imposte sulle merci importate, sono stati utilizzati per secoli con scopi diversi: proteggere le industrie nazionali, generare entrate o regolare il commercio. La loro storia è un alternarsi di successi e fallimenti, che ci aiuta a comprendere il dibattito odierno sull’utilità o l’inutilità di queste misure.

Origini antiche: i dazi nella colonia assira di Kanesh

I dazi più antichi conosciuti risalgono al III e II millennio a.C., nella colonia assira di Kanesh, in Anatolia. Qui, i mercanti che commerciavano stagno, lana e metalli preziosi pagavano tasse ai governanti locali lungo le rotte commerciali. Nonostante questi costi, il commercio era così redditizio che i mercanti spesso raddoppiavano i loro investimenti. I dazi, integrati nei prezzi delle merci, non frenavano gli scambi, dimostrando come già nell’antichità fossero parte del sistema economico e contribuissero a regolare il flusso di beni senza soffocarlo.

Storie di successo: i dazi come strumento di crescita

I dazi hanno spesso favorito lo sviluppo economico quando usati strategicamente. Tra il 1816 e il 1945, gli Stati Uniti adottarono dazi elevati per proteggere le industrie nascenti dalla concorrenza britannica. Questa politica, nota come “sistema americano”, permise alla manifattura e all’agricoltura di crescere, trasformando il Paese in una potenza industriale. Analogamente, nel XX secolo, Corea del Sud e Taiwan utilizzarono dazi e sussidi per sviluppare settori come l’elettronica e l’automotive. Grazie a queste protezioni, emersero giganti come Samsung e TSMC, simbolo di un’industrializzazione rapida e di un successo economico duraturo.

Quando i dazi falliscono…

Tuttavia, i dazi possono anche rivelarsi controproducenti. Nell’antica Roma, i dazi del 25% sui beni di lusso, come seta e spezie, generarono entrate ma alimentarono mercati neri e inflazione, contribuendo al declino economico durante la Crisi del III secolo. In Gran Bretagna, le Corn Laws (1815-1846) mantennero alti i prezzi dei cereali per favorire gli agricoltori, ma penalizzarono i lavoratori, causando proteste e instabilità sociale fino alla loro abolizione. Lo Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, negli Stati Uniti, alzò i dazi su oltre 20.000 beni per proteggere l’economia durante la Grande Depressione. Il risultato fu disastroso: i Paesi concorrenti risposero con tariffe di ritorsione, il commercio globale crollò e la crisi si aggravò.

Il dilemma moderno: i dazi di Trump e il futuro

Oggi, i dazi USA imposti dall’amministrazione Trump hanno riacceso il dibattito sulla loro efficacia. Pensati per proteggere industrie e posti di lavoro americani, hanno invece scatenato una guerra commerciale, con ritorsioni da parte di partner come la Cina e l’Unione Europea. I sostenitori li vedono come un modo per riequilibrare il commercio, ma i critici temono aumenti dei prezzi e danni alle catene di approvvigionamento. Dove stiamo andando? I dazi, sempreché siano confermati (vista la moratoria di 90 giorni decisa dal presidente USA nelle ultime ore, per tutti fuorché per la Cina) potrebbero stimolare una rinascita economica interna o, al contrario, isolare gli Stati Uniti in un mondo sempre più interconnesso. Solo il futuro svelerà gli sviluppi di questa vicenda che non lesina certo colpi di scena. Mossa vincente o errore storico… ai posteri l’ardua sentenza.

(Foto di hectorgalarza da Pixabay)