Piastrelle di ceramica, il mercato segna il passo
Il settore delle piastrelle di ceramica segna il passo. I dati di produzione, vendita ed export 2019 sono infatti poco sotto l’andamento del 2018. La sostanziale stasi, accompagnata dall’aumento della capacità produttiva conseguenza degli ingenti investimenti in fabbrica 4.0, ha spinto alcune aziende a ricorrere ad alcune settimane di fermata produttiva. Questo con l’obiettivo di evitare l’accumulo di scorte, in linea con quanto già successo lo scorso anno.
Piastrelle di ceramica, presentati i dati congiunturali
Sono queste alcune delle evidenze emerse in occasione della presentazione delle dinamiche congiunturali, avvenuta in occasione di una conferenza stampa nella mattinata ieri, martedì 17 dicembre, e approfondite nel pomeriggio in un convegno con le aziende associate a Confindustria Ceramica. All’evento hanno partecipato anche Acimac e Ceramicolor, le Associazioni consorelle della filiera della ceramica italiana.
Il preconsuntivo di Prometeia
Il preconsuntivo 2019 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di produzione e vendite intorno ai 409 milioni di metri quadrati, -1 milione rispetto al 2018. Le esportazioni sono state pari a 326 milioni di metri quadrati (-2 milioni, rispetto all’anno scorso). Le vendite sul mercato domestico si sono invece fermate a 82 milioni di metri quadrati facendo segnare un incremento di un milione.
Piastrelle di ceramica, esportazioni extra comunitarie in calo
Tra i mercati di riferimento, le vendite in Italia ed Europa – che coprono circa i 2/3 del totale – mostrano segnali di crescita nell’ordine di alcuni punti percentuali, a fronte di esportazioni extra comunitarie che, invece, presentano in alcuni casi flessioni più marcate.
Il commento del presidente Giovanni Savorani
“Il commercio internazionale risente in tutti i settori delle crescenti tensioni commerciali a livello mondiale (non solo tra USA e Cina). Queste generano incertezza presso consumatori e operatori professionali. Recenti analisi dimostrano che i Paesi più in sofferenza sono i forti esportatori e quelli dall’elevato debito pubblico, condizioni entrambe che interessano l’Italia”.